martedì 23 febbraio 2016

A proposito di.....SOSTENIBILITA'!!! - 1 parte

Un altro documento, redatto nel "lontano" 2007.
L'Autore Dr. Hermann Fischer, fondatore della Ditta AURO tedesca, leader mondiale nella produzione di finiture naturali per la casa, pone diversi quesiti sul termine stra-abusato di SOSTENIBILITA'.......
da leggere con attenzione!!!

Modifiche e Consistenza

Il fattore sostenibilità delle materie prime e dei prodotti


Un brevetto sulla creazione di sostanze

Per milioni di anni, il brevetto relativo alla creazione di sostanze era di proprietà della Natura. Tutte le sostanze minerali ed organiche si sono sviluppate senza alcuna iniziativa delle creature che popolavano allora il mondo.
Anche la crescente consapevolezza del sé, diverse migliaia di anni fa, non ha cambiato questa realtà.
Le prime abilità consapevoli dell'essere umano di creare nuove sostanze attraverso una trasformazione chimica si limitavano a modifiche molto semplici, soprattutto da riscaldamento.

Da allora, il quadro è cambiato: sempre di più!!
L'uomo ha contestato il monopolio della natura sulla creazione di sostanze.
Così rivoluzionando, queste abilità appena conquistate per creare sostanze hanno dato come risultato che intere epoche sono state successivamente denominate col nome dei materiali di risulta, ad esempio, l'Età del Bronzo che ha il suo nome dalla lega rame-stagno che è stata scoperta.

Tuttavia il campo più complesso dei materiali naturali era ancora quasi inaccessibile all'uomo, cioè il regno della materia organica, nello specifico la chimica a base carbonio, sostanze complesse come pigmenti, cere, resine, oli, agenti farmaceutici etc. che sono prodotte principalmente da piante o attraverso il metabolismo degli animali (come cera d'api o le proteine del latte).

Intorno alla prima della metà del 19° secolo è il periodo nel quale questo brevetto chiave e centrale della natura veniva violato. Per la prima volta, i chimici sintetizzano materie organiche da prodotti di risulta industriale, e cioè dal catrame di carbone. In primo luogo hanno prodotto coloranti, poi i prodotti farmaceutici e altri prodotti sintetici che hanno sostituito quasi completamente i materiali naturali, unici originariamente utilizzati in questi campi.

Nel corso del 20° secolo, il catrame è stato sostituito dal petrolio come base della chimica sintetica. La petrolchimica era nata ed è stata da allora la fonte principale per i prodotti chimici organici nei nostri prodotti di uso quotidiano. Prodotti di lavaggio, fibre tessili, una varietà di vernici colorate - la maggior parte delle persone non sono consapevoli del fatto che le materie prime fossili pure sono alla base della chimica di tutti i giorni.


Problemi di sostenibilità della petrolchimica

I prodotti petrolchimici si basano sul petrolio, materia prima non rinnovabile. Pertanto, l'attenzione della critica si concentra sulla limitatezza di questa risorsa. Il dibattito pubblico sui problemi delle fonti energetiche fossili rende facile comprendere che il materiale di base ha una disponibilità molto limitata e che non può soddisfare anche i requisiti base della sostenibilità.

Un fatto meno noto è che, alla fine del loro ciclo di vita, tutti i prodotti petrolchimici hanno sostanzialmente lo stesso impatto del petrolio bruciato per produrre energia. Alla fine il carbonio contenuto nella petrolchimica diventa il biossido di carbonio dei gas serra che non possono rientrare nel ciclo naturale e diventano così una minaccia sempre maggiore per l'atmosfera.

E ancora, la petrolchimica detiene un altro problema di sostenibilità di cui anche molti chimici non sono a conoscenza: i componenti chimici del petrolio, principalmente i cosiddetti idrocarburi, sono estremamente poco appropriati come punto di partenza per i processi chimici.

Questo apparente paradosso si basa principalmente su due fatti: il primo indica che gli idrocarburi petrolchimici non hanno praticamente alcuna funzionalità chimica utilizzabile, il secondo ci dice che sono estremamente lenti a reagire e, quindi, resistono a qualsiasi semplice trasformazione chimica in prodotti che dispongono di tale utile funzionalità.

Questi due fatti portano alla fatale conclusione che il petrolio può essere utilizzabile chimicamente solo attraverso enormi sforzi tecnici ed energetici. I metodi di chimica moderna per risolvere questo problema colpiscono l'osservatore ingenuo in maniera piuttosto violenta: per cominciare, le molecole di petrolio vengono quasi completamente "spezzate" (n.d.r. “Cracking”), con un processo che ha bisogno di grandi quantità di energia.

I prodotti del Cracking, piccole molecole di idrocarburi di varie dimensioni, mancano ancora di apprezzabili funzionalità chimiche. Di conseguenza, dopo essere stati faticosamente spezzati, questi prodotti devono ora essere incollati fra loro a formare molecole più grandi per produrre, possibilmente, "chimica fine", con una funzione specifica, ad esempio, colori, profumi, pulitori, ad effetto biocida, fibre, pellicole, plastiche etc.

Purtroppo, le molecole di Cracking sono ancora molto lente a reagire e non formano i composti desiderati spontaneamente e per proprio conto. Al contrario, serve un'altra grande quantità di energia per comporre queste molecole spezzate in aggregati ancora più grandi. Per questo processo, i chimici utilizzano sostanze chimiche estremamente reattive e quindi altamente aggressive come Cloro o Ozono, il cui elevato contenuto energetico, tra l'altro, non è naturale, ma è il risultato di un enorme arricchimento di energia.

Nonostante la genialità tecnico-scientifica coinvolta, questi metodi sono piuttosto violenti e, purtroppo, procurano effetti collaterali indesiderati in grande quantità. L'elevato numero di prodotti intermedi e l'immensa quantità di rifiuti possono essere solo in parte convertiti in qualcosa di utile e con costi altissimi.

Questa breve descrizione di circostanze concomitanti della petrolchimica moderna, mostra che la chimica del petrolio è il risultato di una radicale, profonda invasione sull'identità molecolare e l'integrità della materia prima originale, il petrolio, e di un processo caratterizzato da elevati consumi energetici. Pertanto, la moderna chimica organica è caratterizzata da una "denaturazione" estrema del petrolio che in origine è una materia prima naturale, a cui manca però la caratteristica fondamentale della sostenibilità: non è rinnovabile.

Per riassumere, possiamo dire che il problema centrale del petrolio come materia prima chimica è la sua insufficiente attitudine allo scopo: un fatto piuttosto strano, data la predominanza della petrolchimica. I problemi legati al petrolio riguardano solo il suo metodo di utilizzazione nella chimica di tutti i giorni dal trattamento chimico radicale che ha necessità di enorme energia per poter realizzare una forte modificazione molecolare. Tra le conseguenze di questa trasformazione c’è un elevato consumo di energia, grandi quantità di rifiuti, e la formazione di materiali estranei alla natura con effetti negativi difficilmente prevedibili a lungo termine sugli ecosistemi.


segue....

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