sabato 27 febbraio 2016

A proposito di......SOSTENIBILITA'!! - 3 parte - fine

Un altro documento, redatto nel "lontano" 2007.
L'Autore Dr. Hermann Fischer, fondatore della Ditta AURO tedesca, leader mondiale nella produzione di finiture naturali per la casa, pone diversi quesiti sul termine stra-abusato di SOSTENIBILITA'.......
da leggere con attenzione!!! 












Livelli di denaturazione delle materie prime delle vernici, rispetto ai materiali alimentari

Livelli di denaturazione, da 1 (puramente naturale) a 8 (completamente estraneo alla natura)

Esempi dal campo di produzione di vernici

Livello di denaturazione simile nel campo degli alimenti

1) Prodotto naturale puro, inalterato dall'uomo Acqua di fonte Frutta selvatica

2) Prodotto naturale puro, raccolto da uomo Resina Dammar Mais

3) Prodotto naturale, solo trasformazione fisica Resina Colofonia Farina di frumento

4) Prodotto naturale modificato chimicamente
con struttura molecolare in gran parte Sapone da olio Pane cotto
conservata vegetale

5) Prodotto naturale modificato chimicamente
con una struttura molecolare significativamente Resine alchidiche Estere poliglicerolo
cambiata

6) Materiale sintetico con una struttura molecolare Alizarina sintetico Aroma "identico al naturale"
"identica alla natura"

7) Materiale sintetico con una struttura molecolare
simile a quella naturale Permethrin Estere PHB

8) Materiale sintetico con una struttura molecolare
completamente estranea alla natura Isoalifati Saccarina (dolcificante)

(AURO.Febbraio 2007)

Nella produzione di cibo, così come nella produzione di vernici, si dovrebbe applicare l’"effetto a piramide": il cibo di ogni giorno, così come i prodotti chimici di uso quotidiano come la vernice, dovrebbe avere un'ampia base di materiali naturali che sono solo leggermente modificati o, meglio ancora, non affatto cambiati. Materiali con un grado di modificazione superiore dovrebbero svolgere un ruolo minore. Preferibilmente, materiali fortemente modificati non dovrebbero essere assolutamente usati. Quindi la scelta dei materiali non segue uno schema di "tutto o niente", ma richiede un giudizio equilibrato e l'uso delle gradualità indicate.



Conclusione

Una classificazione del valore di sostenibilità del cibo e dei prodotti chimici di uso quotidiano può essere definito in funzione del loro "grado di modificazione".
Ogni trasformazione, sia quella fisica che, soprattutto, quella chimica dello stato naturale dei materiali porta ad una "denaturazione" che aggrava il reinserimento del materiale nel ciclo naturale.

All'interno di questo gradiente di trasformazione, un mero processo fisico (macinatura, estrazione), costituisce l’effetto minore.
Il grado di denaturazione aumenta con l'avanzare dei processi fisici, continua con processi chimici semplici, e si sublima fino ad ottenere materiali totalmente estranei alla natura che possono essere prodotti solo con ampie manipolazioni chimiche e numerosi passaggi di sintesi. Non ne risulta alcuna somiglianza chimica al materiale originale.

I materiali naturali e, soprattutto, quelli vegetali, sono dotati di un’alta funzionalità e usabilità chimica, e quindi possono essere spesso utilizzati senza intervenire radicalmente sulla loro identità chimica.
L'enorme varietà di piante e minerali con caratteristiche completamente diverse tra loro permette di scegliere quello che meglio si adatta allo scopo particolare, evitando così modifiche radicali.

In AURO si attua come principio fondamentale l’utilizzo di materie prime con la più bassa modificazione dell’integrità molecolare possibile, per esempio spremitura a freddo di olio di lino, purificazione della resina dammar, distillazione di olio di arancio, etc. Se una modifica chimica è necessaria per regolare la funzionalità di un materiale, si cerca di mantenere il più possibile la sua struttura molecolare, ad esempio i saponi fatti con olii vegetali o cera d'api, estere glicerico ottenuto dalla bollitura di olii e resine, bruciatura di terre coloranti.

Le modifiche più importanti sono consentite solo nel caso in cui piccole quantità di materiali naturali modificati garantiscono un immenso miglioramento dei fattori di sostenibilità complessiva (ad esempio impianti di emulsione di olio con saponi ammonici per la produzione di pitture e vernici completamente esenti da solventi) o in cui grandi quantità di materie prime naturali poco o per nulla modificate diventano utilizzabili come nel caso, ad esempio dell’ottoato di cobalto usato come essiccante per una quantità centinaia di volte superiore in peso di olio di lino, al posto dei leganti acrilici di produzione petrolchimica al 100%.

Meditate, gente, meditate.....

giovedì 25 febbraio 2016

A proposito di......SOSTENIBILITA'!! - 2 parte

Un altro documento, redatto nel "lontano" 2007.
L'Autore Dr. Hermann Fischer, fondatore della Ditta AURO tedesca, leader mondiale nella produzione di finiture naturali per la casa, pone diversi quesiti sul termine stra-abusato di SOSTENIBILITA'.......
da leggere con attenzione!!! 







La riscoperta di materie prime naturali

Negli ultimi decenni si è assistito ad una brillante riscoperta delle materie prime naturali, sia a causa dei problemi legati alla petrolchimica sopra accennati, che per la crescente presa di coscienza sui temi della sostenibilità chimica, che hanno portato in evidenza quelle sostanze rinnovabili come basi di approvvigionamento sostenibile orientato al futuro, per tutti i prodotti di uso quotidiano.

Questo argomento non è né ideologicamente motivato né nostalgico o semplicemente alla moda. Si tratta piuttosto di un nuovo fondamentale allineamento nell'uso di materiali, cui ha molto contribuito la ricerca finalizzata ed il lavoro educativo di AURO e dei suoi Fondatori. Dopo una prima fase di ignoranza e di diretta ostilità, la chimica a base di materie prime rinnovabili è diventata un tema centrale nella ricerca della sostenibilità ed è in costante crescita il numero di prodotti innovativi.

I Materiali Naturali di origine vegetale come base della chimica per risolvere i problemi connessi alla petrolchimica:

- I materiali naturali sono rinnovabili e quindi consentono il loro utilizzo senza limitazioni nel tempo;
- Nascono e decadono in un ciclo materiale naturale perfetto e quindi non creano problemi di accumulo di rifiuti o di persistenza nell’ambiente;
- La loro sintesi all'interno dello stabilimento produttivo è realizzata con energia solare e non consuma risorse fossili o energia nucleare;
- La produzione decentrata di materie prime naturali in tutte le parti del mondo evita concentrazioni locali molto negative di impianti chimici centralizzati convenzionali;
- Per la loro sintesi non sono necessari pericolosi co-reagenti, e non rimane nessun rifiuto pericoloso o difficilmente degradabile;
- La biodiversità con la sua abbondanza di forme chimiche, rende disponibile la formazione di una grande varietà di materie prime di origine vegetale;
- La fotosintesi si prende carico in modo preponderante, a livello energetico e strutturale, nella produzione di materie prime di base di origine vegetale;
- Infine, questi materiali hanno una funzionalità chimica ricca e diversificata che, combinata con la diversità dei materiali disponibili, li rende utilizzabili immediatamente o solo con poche modifiche.

Molti di questi vantaggi sono funzionali nella chimica moderna, anche per le materie prime a base minerale. Pur non essendo di per sé rinnovabili, possono essere utilizzate in prodotti di uso quotidiano, senza una loro profonda trasformazione chimica.


Materiali naturali e necessità conflittuali di raffinatezza e denaturazione

Uno dei fattori chiave sul ruolo che i materiali naturali di origine vegetale giocheranno nei prossimi anni sta nella grande varietà della flora a livello mondiale. A differenza della materia prima petrolio, piuttosto uniforme, i materiali vegetali offrono un intero universo di qualità e funzioni chimiche e tecniche da utilizzare in particolare nella realizzazione non solo di prodotti di uso quotidiano, ma anche di veri e propri "prodotti bio high-tech", ad esempio materiali leggeri ad alta resistenza grazie al rinforzo con fibre vegetali.

Questa ampia gamma di materiali permette di abbandonare sostanzialmente i profondi cambiamenti alla struttura chimica dei materiali vegetali di base.
Di norma, un materiale di base con gli attributi necessari per la funzione desiderata si può trovare tra le innumerevoli sostanze vegetali ed essere utilizzato direttamente dopo processi preparatori come separazione, distillazione o estrazione.

Tuttavia, questa infinita, in teoria, fonte di sostanze è limitata a volte dalla effettiva disponibilità o dal prezzo. Il materiale ideale può essere disponibile solo in quantità al momento molto piccole con la conseguenza di prezzi che renderebbero qualsiasi prodotto finito non commerciabile, fuori mercato.

In questi casi può avere senso utilizzare una materia prima naturale con una maggiore disponibilità e modificare delicatamente la sua struttura chimica di base in modo da garantire le caratteristiche richieste e, allo stesso tempo, proporla ad un prezzo ragionevole.
Naturalmente, per questo tipo di modifiche, occorre applicare l’imperativo fondamentale della minimizzazione. I principi "dolce chimica" richiedono che il livello di interferenza, l'apporto di energia, la tossicità delle sostanze chimiche utilizzate, così come i sottoprodotti risultanti nei rifiuti siano mantenute al livello più basso possibile.

Inoltre, ci deve essere un rapporto favorevole tra il grado di modifica e l'effetto sostenibilità. Ecologicamente, può avere senso utilizzare una piccola quantità di un materiale naturale fortemente modificato se questo comporta un grande vantaggio per quanto riguarda la Sostenibilità (ad esempio il completo abbandono di solventi) o se questo consente, in primo luogo, l'uso di grande quantità di materiali vegetali non affatto modificati o solo leggermente modificati (per esempio piccole quantità di agenti essiccanti minerale in vernici a base di olii vegetali).

Pertanto, una scelta di materie prime in conformità con i fattori di sostenibilità non segue schemi in bianco e nero, ma equilibra accuratamente ogni circostanza ecologica e tecnologica al fine di ottimizzare gli effetti di sostenibilità.
La Vernice per Velatura AURO n°160 è un ottimo esempio di efficienza di questo processo di ottimizzazione: si è prodotta una Vernice con una qualità tecnologica senza pari (Vincitrice di numerosi Test), esente da solventi e prodotta sulla base di puri leganti vegetali.

Qui di seguito troverete una tabella che evidenzia diversi gradi di modificazione (o denaturazione). Il confronto col cibo è stato scelto per una migliore comprensione di questa graduazione.


segue....

martedì 23 febbraio 2016

A proposito di.....SOSTENIBILITA'!!! - 1 parte

Un altro documento, redatto nel "lontano" 2007.
L'Autore Dr. Hermann Fischer, fondatore della Ditta AURO tedesca, leader mondiale nella produzione di finiture naturali per la casa, pone diversi quesiti sul termine stra-abusato di SOSTENIBILITA'.......
da leggere con attenzione!!!

Modifiche e Consistenza

Il fattore sostenibilità delle materie prime e dei prodotti


Un brevetto sulla creazione di sostanze

Per milioni di anni, il brevetto relativo alla creazione di sostanze era di proprietà della Natura. Tutte le sostanze minerali ed organiche si sono sviluppate senza alcuna iniziativa delle creature che popolavano allora il mondo.
Anche la crescente consapevolezza del sé, diverse migliaia di anni fa, non ha cambiato questa realtà.
Le prime abilità consapevoli dell'essere umano di creare nuove sostanze attraverso una trasformazione chimica si limitavano a modifiche molto semplici, soprattutto da riscaldamento.

Da allora, il quadro è cambiato: sempre di più!!
L'uomo ha contestato il monopolio della natura sulla creazione di sostanze.
Così rivoluzionando, queste abilità appena conquistate per creare sostanze hanno dato come risultato che intere epoche sono state successivamente denominate col nome dei materiali di risulta, ad esempio, l'Età del Bronzo che ha il suo nome dalla lega rame-stagno che è stata scoperta.

Tuttavia il campo più complesso dei materiali naturali era ancora quasi inaccessibile all'uomo, cioè il regno della materia organica, nello specifico la chimica a base carbonio, sostanze complesse come pigmenti, cere, resine, oli, agenti farmaceutici etc. che sono prodotte principalmente da piante o attraverso il metabolismo degli animali (come cera d'api o le proteine del latte).

Intorno alla prima della metà del 19° secolo è il periodo nel quale questo brevetto chiave e centrale della natura veniva violato. Per la prima volta, i chimici sintetizzano materie organiche da prodotti di risulta industriale, e cioè dal catrame di carbone. In primo luogo hanno prodotto coloranti, poi i prodotti farmaceutici e altri prodotti sintetici che hanno sostituito quasi completamente i materiali naturali, unici originariamente utilizzati in questi campi.

Nel corso del 20° secolo, il catrame è stato sostituito dal petrolio come base della chimica sintetica. La petrolchimica era nata ed è stata da allora la fonte principale per i prodotti chimici organici nei nostri prodotti di uso quotidiano. Prodotti di lavaggio, fibre tessili, una varietà di vernici colorate - la maggior parte delle persone non sono consapevoli del fatto che le materie prime fossili pure sono alla base della chimica di tutti i giorni.


Problemi di sostenibilità della petrolchimica

I prodotti petrolchimici si basano sul petrolio, materia prima non rinnovabile. Pertanto, l'attenzione della critica si concentra sulla limitatezza di questa risorsa. Il dibattito pubblico sui problemi delle fonti energetiche fossili rende facile comprendere che il materiale di base ha una disponibilità molto limitata e che non può soddisfare anche i requisiti base della sostenibilità.

Un fatto meno noto è che, alla fine del loro ciclo di vita, tutti i prodotti petrolchimici hanno sostanzialmente lo stesso impatto del petrolio bruciato per produrre energia. Alla fine il carbonio contenuto nella petrolchimica diventa il biossido di carbonio dei gas serra che non possono rientrare nel ciclo naturale e diventano così una minaccia sempre maggiore per l'atmosfera.

E ancora, la petrolchimica detiene un altro problema di sostenibilità di cui anche molti chimici non sono a conoscenza: i componenti chimici del petrolio, principalmente i cosiddetti idrocarburi, sono estremamente poco appropriati come punto di partenza per i processi chimici.

Questo apparente paradosso si basa principalmente su due fatti: il primo indica che gli idrocarburi petrolchimici non hanno praticamente alcuna funzionalità chimica utilizzabile, il secondo ci dice che sono estremamente lenti a reagire e, quindi, resistono a qualsiasi semplice trasformazione chimica in prodotti che dispongono di tale utile funzionalità.

Questi due fatti portano alla fatale conclusione che il petrolio può essere utilizzabile chimicamente solo attraverso enormi sforzi tecnici ed energetici. I metodi di chimica moderna per risolvere questo problema colpiscono l'osservatore ingenuo in maniera piuttosto violenta: per cominciare, le molecole di petrolio vengono quasi completamente "spezzate" (n.d.r. “Cracking”), con un processo che ha bisogno di grandi quantità di energia.

I prodotti del Cracking, piccole molecole di idrocarburi di varie dimensioni, mancano ancora di apprezzabili funzionalità chimiche. Di conseguenza, dopo essere stati faticosamente spezzati, questi prodotti devono ora essere incollati fra loro a formare molecole più grandi per produrre, possibilmente, "chimica fine", con una funzione specifica, ad esempio, colori, profumi, pulitori, ad effetto biocida, fibre, pellicole, plastiche etc.

Purtroppo, le molecole di Cracking sono ancora molto lente a reagire e non formano i composti desiderati spontaneamente e per proprio conto. Al contrario, serve un'altra grande quantità di energia per comporre queste molecole spezzate in aggregati ancora più grandi. Per questo processo, i chimici utilizzano sostanze chimiche estremamente reattive e quindi altamente aggressive come Cloro o Ozono, il cui elevato contenuto energetico, tra l'altro, non è naturale, ma è il risultato di un enorme arricchimento di energia.

Nonostante la genialità tecnico-scientifica coinvolta, questi metodi sono piuttosto violenti e, purtroppo, procurano effetti collaterali indesiderati in grande quantità. L'elevato numero di prodotti intermedi e l'immensa quantità di rifiuti possono essere solo in parte convertiti in qualcosa di utile e con costi altissimi.

Questa breve descrizione di circostanze concomitanti della petrolchimica moderna, mostra che la chimica del petrolio è il risultato di una radicale, profonda invasione sull'identità molecolare e l'integrità della materia prima originale, il petrolio, e di un processo caratterizzato da elevati consumi energetici. Pertanto, la moderna chimica organica è caratterizzata da una "denaturazione" estrema del petrolio che in origine è una materia prima naturale, a cui manca però la caratteristica fondamentale della sostenibilità: non è rinnovabile.

Per riassumere, possiamo dire che il problema centrale del petrolio come materia prima chimica è la sua insufficiente attitudine allo scopo: un fatto piuttosto strano, data la predominanza della petrolchimica. I problemi legati al petrolio riguardano solo il suo metodo di utilizzazione nella chimica di tutti i giorni dal trattamento chimico radicale che ha necessità di enorme energia per poter realizzare una forte modificazione molecolare. Tra le conseguenze di questa trasformazione c’è un elevato consumo di energia, grandi quantità di rifiuti, e la formazione di materiali estranei alla natura con effetti negativi difficilmente prevedibili a lungo termine sugli ecosistemi.


segue....

domenica 14 febbraio 2016

Cosa ci raccontano sulle NANOTECNOLOGIE? - 3 parte - conclusioni

3 parte
 
Vogliamo riproporre un documento, redatto nel "lontano" 2006.
L'Autore Dr. Hermann Fischer, fondatore della Ditta AURO tedesca, leader mondiale nella produzione di finiture naturali per la casa, pone diversi quesiti sulla materia.......
 
da leggere con attenzione!!!
 

 


 

Torniamo ad automobili senza Catalizzatore ?

La discussione attuale ha assunto ancora altre forme strane. Ad esempio, nel corso della discussione anti-nano (mirata comunque su un bersaglio sbagliato) vi è stato il maldestro tentativo di denigrare l'azione di pulizia dell'aria domestica delle pittura ad efficace azione foto-catalitica (come AURO Pittura Fotocatalitica – Bianco Fresco n°328), volendo attribuirgli un significato negativo.

L'argomentazione, poco accettabile sotto il profilo scientifico, persegue le seguenti argomentazioni dall’insolita logica: poiché l'azione di pulizia dell'aria domestica mediante la pittura murale avviene con degradazione catalitica di inquinanti situati sulla superficie, ecco che si produrrebbero pericolose sostanze degradate.

Seguendo la stessa logica, gli autori dovrebbero esigere che i convertitori catalitici siano rimossi da tutti i veicoli moderni e che quindi si torni indietro all'aria carica di smog urbano degli anni 1970. Un moderno convertitore di scarico in pratica lavora così: degrada le sostanze inquinanti dei gas di scarico (specialmente idrocarburi incombusti della benzina) attraverso un’azione catalitica sulla superficie del convertitore - producendo così residui degradati, e questo è lo scopo finale. Quindi, come è comprensibile e verificabile da ognuno, questi prodotti di degradazione sono completamente sicuri e in ogni caso, sono decisamente meno pericolosi degli stessi inquinanti cataliticamente degradati.

Nella logica di questo principio, prodotti come la Pittura Fotocatalitica – Bianco Fresco AURO danno (seppur piccolo) un contributo alla decomposizione dello smog indoor.

Per ironia della sorte, inoltre, queste pitture murali sono in grado di degradare, in linea di principio, anche quelle molecole di solvente che derivano dallo spirito di petrolio o isoalifati che sono ancora contenute in numerosi prodotti dei nostri concorrenti, nonostante i limiti severi imposti dall'ordinanza sui solventi che è entrata in vigore dal 1 ° gennaio 2007. Spesso questi solventi sono presenti in concentrazioni molto elevate vicine all’ 80% e più (i limiti saranno presto abbassati e sarà consentito un limite max del 30% o, in caso di prodotti a base di acqua, del 13%), e che, curiosamente, si verificano anche per alcuni prodotti di coloro che sembrano essere contrari alla degradazione catalitica degli inquinanti sulle superfici murali.

Come è possibile divulgare queste informazioni fuorvianti ?

Per farla breve: abbiamo un problema di perizia tecnica e competenza nel nostro settore. L'impegno ecologico e/o gli obiettivi di mercato della maggior parte delle persone che detengono una posizione di leadership responsabile tra i produttori esistenti di Pitture naturali è indiscutibile e merita il massimo rispetto e riconoscimento.

Il quadro assume un aspetto diverso se si considera la formazione tecnico-scientifica e la competenza: qui, ci sono palesi carenze che hanno molto spesso consentito l’utilizzo di ingredienti molto dubbi nel settore delle vernici naturali, causati dalla assoluta ignoranza.

D'altra parte, come è noto, AURO è una società guidata da persone di indubbia competenza scientifica, dai giorni della fondazione fino ad oggi. Un piccolo dettaglio da menzionare di sfuggita: la Tesi di Dottorato del fondatore di AURO era incentrata sulla degradazione catalitica dei gas su superfici solide, focalizzata esattamente sullo stesso principio di azione della nostra Pittura Fotocatalitica – Bianco Fresco ... non c'è nulla che vale come l'esperienza, specialmente se confrontata con le poche semplici domande di ricerca sui motori Internet.

C'è ancora una cosa, e questa è piuttosto triste.
AURO è forse attualmente l'unico produttore di vernici naturali che ha successo in Germania e in Europa, con tassi di crescita a due cifre, mentre un gran numero di suoi concorrenti hanno dovuto affrontare grandi difficoltà per diverso tempo, dovendo concretamente riflettere sulla vendita delle loro attività o semplicemente nasconderne i problemi.

Invece di cercare le ragioni di questo sviluppo negativo all'interno delle proprie erronee scelte strategiche (troppo tardi o addirittura fuori tempo per rispettare la nuova Ordinanza sui Solventi, assenza di investimenti in ricerca, sviluppo privo di innovazioni, aggrappo disperato agli ingredienti petrolchimici, etc. ) cercano la salvezza rovesciando i propri fallimenti sui loro concorrenti di maggior successo.
Questo è psicologicamente comprensibile, ma non necessariamente ragionevole.

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Dr. Hermann Fischer, 2006
 

 
 

giovedì 11 febbraio 2016

Cosa ci raccontano sulle NANOTECNOLOGIE? - 2 parte

2 parte
Vogliamo riproporre un documento, redatto nel "lontano" 2006.
L'Autore Dr. Hermann Fischer, fondatore della Ditta AURO tedesca, leader mondiale nella produzione di finiture naturali per la casa, pone diversi quesiti sulla materia.......
da leggere con attenzione!!!




AURO Pittura Fotocatalitica – Bianco Fresco n°328

Un “Nano-prodotto”?

Dopo la valutazione critica fatta nella prima sezione, dovrebbe essere chiaro: La Pittura Fotocatalitica – Bianco Fresco AURO n°328 NON è certamente un "nanoprodotto"! Come logica conseguenza un tale termine, o addirittura una pubblicità conseguente, non può essere trovata nelle informazioni che riguardano tale prodotto né viene utilizzata dalla nostra Azienda.
Tale affermazione e definizione è totalmente estranea alla nostra filosofia e viene utilizzata da persone per evidenti interessi concorrenziali tesi a squalificare il successo che il prodotto AURO sta riscuotendo.

L'associazione più o meno distinta della Pittura Bianco-Fresco con altri prodotti convenzionali, a cui viene attribuito un effetto di pulizia dell'aria negli ambienti basata sulla fotocatalisi, è oltretutto falso.
La pittura AURO è uno sviluppo completamente nuovo che si basa (in conformità con la mission AURO) su altri leganti e principi attivi e non è in alcun modo paragonabile con qualsiasi prodotto convenzionale presente sul mercato.

Da dove nascono le accuse di contenere “nano”? Ci sono alcuni concorrenti "amici" (e rappresentanti di associazioni che si trovano in combutta con loro, avendo evidenti interessi unilaterali e connessioni), che - sostenuti dalla pericolosa miscela di scarsa competenza tecnica, conoscenze superficiali, e dall'uso acritico e senza scrupoli di motori di ricerca di Internet (perché non provate a digitare su Google il termine "nano"?) - tentano di apporre una "etichetta nano" alla Pittura Fotocatalitica – Bianco Fresco AURO che è, secondo i fatti esposti, sbagliata.

La realtà è la seguente: la dimensione delle particelle delle sostanze minerali attive che usiamo sono in media di circa 0,2 micrometri.
Per confronto: una nanoparticella "reale" dovrebbe avere una dimensione di circa. 0,001-0,005 micrometri, che è più piccolo di diversi ordini di grandezza!
In altre parole, le sostanze minerali che utilizziamo sono veri pigmenti, aventi dimensioni paragonabili a pigmenti "normali" (come Crema di Calce, Biossido di Titanio, Ossidi di Ferro, o Pigmenti Terrosi) - per questo motivo, non hanno nulla a che fare con "nano". Come già detto, le nanoparticelle reali hanno una dimensione di 1-5 nanometri – cioè sono cento volte più piccole e come tali hanno proprietà completamente diverse - e forse nascondono rischi completamente nuovi.

E' semplicemente illecito fare riferimento a prodotti come la Pittura Fotocatalitica – Bianco Fresco AURO come nanoprodotti e, di conseguenza criticati, puramente per ragioni di concorrenza commerciale - anche se questo avviene in modo nascosto e mascherato, per evitare le spiacevoli conseguenze di eventuali denunce di concorrenza sleale da cui si astengono con buona ragione.

Le Pitture "non-nano" contengono particelle di dimensioni "nano"?
Certamente! E questo vale per QUALSIASI polvere fine, quindi per tutti i pigmenti e cariche, ma anche per ogni tipo di polveri sottili, anche nel normale terreno secco del giardino. La ragione di questo è piuttosto semplice: qualsiasi terra fine in polvere contiene particelle di varie dimensioni, più grandi ma anche particelle più fini o medie. Il tutto viene descritto nei termini della cosiddetta "distribuzione granulometrica", che indica quante particelle sono di dimensioni specifiche. Questo può essere visualizzato in forma grafica ottenendo sempre una curva con un "picco" collocato quasi sempre nella parte centrale: le particelle di medie dimensioni sono quelle che risultamo più abbondanti. La curva visualizza quindi un valore massimo in quel punto.
Tuttavia, una tale distribuzione invariabilmente visualizza anche le particelle estremamente piccole - giù fino alla dimensione caratteristica della "gamma nano". Queste non sono molte, in confronto alle particelle più abbondanti di medie dimensioni, ma sono sempre e inevitabilmente presenti. Quindi, chiunque vende vernici contenenti pigmenti e cariche (e questo è ciò che tutti i nostri concorrenti fanno esattamente) si espone a domande piuttosto scomode, quando induce un puro allarmismo contro le particelle di "nano-grandezza" del pigmento utilizzato dai suoi concorrenti.

I convertiti sono…..I peggiori bigotti!

La qualità del presente dibattito diventa in una certa misura assurda a causa del fatto che gli esponenti più intransigenti del dibattito anti-nano, quando ci si riferisce alle pitture e, in particolare alla Pittura Fotocatalitica – Bianco Fresco AURO n°328, producono o commercializzano numerosi prodotti che contengono in grande quantità ingredienti di dimensioni molto piccole e granulometrie molto inferiori a quelle dei minerali attivi presenti nella Pittura Fotocatalitica – Bianco Fresco AURO - che a loro dire non contengono alcuna nanoparticella secondo quanto rigorosamente definito poco sopra sulle nanoparticelle reali, pur essendo i loro prodotti "molto più vicini" a questa particolare dimensione, come potrebbero osservare criticamente da loro stessi.

Alcuni esempi di tali ingredienti:

- Ossidi di ferro trasparenti usati come filtri protettivi della luce negli smalti;
- Biossido di Titanio micronizzato come "assorbente UV";
- Particolati silicei finissimi come opacizzanti o agenti antisedimentanti;
- Cere Microcristalline Sintetiche, per produrre speciali proprietà superficiali;
- Gel di Silice (o silice colloidale) in Pitture con elevate proprietà adesive su
quasi tutti i fondi.

Numerosi altri esempi potrebbero essere aggiunti a questo elenco. Una o più di tali particelle di particolato estremamente fine si trovano nei prodotti di qualsiasi azienda produttrice moderna di Pitture-Vernici naturali - e maggiormente sono presenti nei prodotti di chi si dichiara responsabile contro i rischi dei prodotti contenenti il particolato (in particolare chi si espone con più zelo dovrebbe intraprendere una ricerca sulle dimensioni delle particelle dei suoi pigmenti filtro UV a base di biossido di titanio e confrontarle con la propria definizione di "nanoparticelle".....)

Inoltre, come già detto, vige il fatto che tutti i normali pigmenti e cariche presenti sul mercato, e che vengono utilizzati nelle Pitture naturali, contengano inevitabilmente alcune particelle in quantità piuttosto elevate che raggiungono la regione di 100 nanometri, cioè la dimensione delle nanoparticelle "irreali", naturalmente sempre proporzionate alla loro tipica distribuzione granulometrica.

segue...

lunedì 8 febbraio 2016

Cosa ci raccontano sulle NANOTECNOLOGIE?

Vogliamo riproporre un documento, redatto nel "lontano" 2006.
L'Autore Dr. Hermann Fischer, fondatore della Ditta AURO tedesca, leader mondiale nella produzione di finiture naturali per la casa, pone diversi quesiti sulla materia.......

da leggere con attenzione!!!



AURO e “Nano”

Una premessa doverosa: nessuno sarà in grado di superare AURO quando si tratta di scetticismo e critica su qualsiasi argomento riferito a se stesso come "nano".

Innanzitutto, questo vale per l'uso inflazionistico dei termini "nanotecnologie" o "nanoproduct", specie quando utilizzati senza limiti come sinonimi di "moderno" e "progresso".

Infatti, consideriamo molto problematica la produzione e l'applicazione di particelle i cui diametri sono dell'ordine di uno o pochi nanometri (= 1 milionesimo di millimetro) e che vengono a contatto diretto con il corpo (attraverso tessuti, cosmetici, spray etc.). Noi siamo completamente d'accordo, in questo senso, con quelle persone che attualmente lanciano campagne e-mail contro nanoprodotti, anche se lo fanno a causa di motivi completamente diversi, cioè con chiara evidenza di concorrenza.

Ci sono essenzialmente tre solide ragioni scientifiche per la nostra visione critica:

1. Essendo tali particelle di dimensioni estremamente ridotte da essere verosimilmente definite reali nanoparticelle, tanto da essere difficilmente intercettabili dalle barriere che si sono sviluppate nel corso dell'evoluzione per fornire protezione contro corpi estranei (membrane cellulari, cilia, barriere capillari, etc.). Si comportano come i gas nel volume dell'aria inalata e come tali penetrano nelle regioni più profonde dei polmoni. Quando vengono applicate sulla pelle o nel sangue quasi si comportano come principi attivi solubili o riassorbibili.

2. Le nanoparticelle reali, cioè tali da avere una dimensione che varia da uno a diversi nanometri possiedono proprietà fisiche completamente differenti rispetto al materiale originale di cui sono fatte o a cui assomigliano da un punto di vista puramente chimico. Ciò significa che una sostanza altrimenti innocua nel suo stato di "grande dimensione" può essere trasformata in una sostanza problematica mediante la sua frammentazione giù nella vera nano-gamma.

3. Dal momento che recentemente è diventato possibile realizzare prodotti con una ristretta scala granulometrica che va da circa 1 a 5 nanometri, e dal momento che tali particelle nano-piccole non sono praticamente presenti in natura in tali granulometrie, non abbiamo alcuna esperienza o informazione sugli effetti che i prodotti contenenti esclusivamente, o quasi completamente, tali sostanze possono provocare nel tempo. Questo è lo stesso concetto con il quale abbiamo sempre lottato contro i solventi sintetici come i composti isoalifatici, o i pigmenti organici sintetici come coloranti azoici. (Stranamente, oggi incontriamo tra questi "combattenti anti-nano" persone che hanno applicato tali sostanze senza scrupoli, e alcuni di loro ancora continuano a farlo).

Ci sono poi alcuni aspetti molto differenti riguardo al nano-boom odierno, che noi non approviamo:

1. Un gran numero di prodotti che vengono pubblicizzati con l’ovvio utilizzo del termine di tendenza "nano" non possiede alcuna proprietà di sorta che possa essere associata alle nanoparticelle reali. I consumatori sono portati a credere ad una associazione (purtroppo ancora efficace) che non potrà reggere ad un esame più approfondito.

2. Il termine "nano" è spesso usato per indicare prodotti contenenti particelle di dimensioni relativamente piccole (circa. 20-100 nanometri = 0,002-0,1 micrometri): tuttavia, le loro proprietà corrispondono per lo più a quelle delle particelle più grandi della gamma micrometrica e possiedono solo una grande superficie specifica. Non è presente alcun effetto o particolare proprietà legata alla presenza delle nano-dimensioni - ma fa bella mostra di se sull’etichetta.

3. Purtroppo, le Istituzioni che dovrebbero approfondire la conoscenza e che invece cercano profitto dal dibattito “nano” in corso, sono coinvolte in questa confusione concettuale. In pratica, qualsiasi dimensione, indipendentemente dalla sua misura effettiva, può essere nobilitata riportando in nanometri le sue misure, sfruttando così l'elegante prefisso "nano"; un granello di sabbia sarà quindi in possesso di 10.000 nanometri, ma una comune particella di pigmento di 100 nanometri sarà quindi trasformata in una "nanoparticella".

  1. "Nano" è spesso solo un marchio di moda che viene associato a prodotti molto comuni (e spesso poco innovativi) - ed in terza battuta a "benessere" (che fino a poco tempo, si associava con "feng-shui" - la cosa principale è che i potenziali clienti abbiano familiarità con i termini di moda prodotti dal marketing e amplificati dai mass media).
Si tratta di tendenze e deviazioni in cui AURO non è mai stata coinvolta, come ben sappiamo.

segue....